Tutti noi conosciamo le complessità personali che ci assillano al pensiero dell’invecchiare dei nostri genitori, per molti disabili a questa naturale difficoltà si somma il disagio di sapere che diventare grandi significa per loro passare, lentamente, da accuditi ad accudenti, da coloro che aiuto hanno avuto in coloro che dovranno accudire i propri accudenti.
Scoprire la difficoltà, se non l’impossibilità, di svolgere tale nuovo ruolo è forse l’ultima contraddizione del vivere da disabili: l’impossibilità di scegliere quale sarà il futuro dei propri genitori compiendo quel gesto che sentono come una profonda esigenza affettiva e personale.
Vivere la vecchiaia dei nostri genitori e, talora, la loro perdita di autosufficienza è, per tutti noi, un difficile percorso fatto di scelte che si misurano con i vincoli posti dalla vita di tutti i giorni.
Questa difficile scelta si misura, nelle persone disabili con i limiti individuali imposti dalla disabilità e si complica allorchè le esigenze affettive si caricano del significato che, spesso, la “vita vissuta insieme” ha assunto.
Molti ragazzi, oggi divenuti uomini, ci hanno chiesto di affrontare con loro questo percorso iniziato un giorno lontano quando alle lacrime della disperazione che, sempre, una perdita genera, abbiamo sostituito la certezza di una vita fatta di sfide, spesso vinte, di scommesse, talora ambiziose.